How to (ad)dress?

Il 22 luglio Gucci ha lanciato MX, la sua prima linea di abbigliamento brandizzata non-binary. Per l’occasione il fotografo Angelo Pennetta ha realizzato una serie di scatti promozionali a modell@ gender-fluid con indosso la storica “Jackie 1961”, la borsa-totem di Jackie Kennedy che da lei prende il nome e che sarà rimessa sul mercato in edizione limitata per la collezione autunno/inverno 20/21.
Su più fronti della comunità LGBTQ+ sono già fioccate accuse di “non-binary washing”. Niente di anomalo, è solo il capitalismo, bellezza: intravedo un pubblico per un potenziale mercato, avvio un’analisi quantitativa e qualitativa per strutturare un prodotto che risponda alle necessità e alle richieste di quel pubblico, lo presento ricorrendo a modelli “alternativi” di rappresentazione accaparrandomi una remunerativa fetta di “fan della diversity”. Al di là del washing speculativo, spesso componente strutturale del marketing aziendale nel settore fashion&beauty, vedo due severe criticità a danno della pluralità dell’identità di genere: 1) Il prodotto viene pensato per un’idea stereotipata di pubblico, in genere un modello di corpo androgino che si presta con facilità a indossare capi di abbigliamento bi-genderizzati. Non tutte le persone non-binarie hanno la stessa struttura corporea e per alcune tra queste (me compres@) l’incongruenza rispetto allo standard arbitrariamente settato è problematica e può complicare una relazione già mentalmente e fisicamente faticosa con la propria forma; 2) Una linea di abbigliamento non binario non solo presuppone una concettualizzazione di non-binarismo come genere terzo rispetto al maschile e al femminile che deve rispettare precisi parametri di codificazione, ma rinforza anche i già ben radicati bias di genere in materia di abbigliamento (gonna vs. pantaloni, rosa vs. celeste, capelli corti vs. lunghi etc). Il sottinteso di Gucci è: se non ti identifichi né come maschio né come femmina, ti confezioniamo noi la soluzione con i nostri prezzi e canoni estetici.
Il genere è uno spettro: difendiamoci da politiche coloniali di appropriazione che rischiano di circoscrivere l’ampiezza e la diversità delle nostre rappresentazioni.

116017211_10158663920093234_6626128075536955367_o

Lascia un commento