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Dalle Rovine: Funetta e il Romanzo della Foresta

Il 22 febbraio è uscito per Il Post un articolo su “Unborn Cities”, il progetto fotografico di Kai Caemmerer sul modello di sviluppo urbanistico che sempre di più ultimamente caratterizza la progettazione e l’espansione dei nuovi centri abitati della Cina continentale. O per meglio dire, in attesa di essere abitati. Dobbiamo immaginare una ragnatela avveniristica di strutture mastodontiche, composta da grattacieli, polisportive, scuole, spazi congeressuali destinati a ospitare ingenti flussi di persone, ma temporaneamente vuoti. Vertebre di puro cemento, ossa bianchissime di fossili preistorici, giganteschi cartonati che si stagliano muti in una nebbia surreale. Tra gli scatti di Caemmerer e le ambientazioni di Fortezza, la città-mondo in cui si svolge il romanzo “Dalle rovine” di Luciano Funetta, si instaura una vibrante assonanza fatta di grigiore, silenzio e immobilità. Fortezza, infatti, più che rappresentare un luogo reale, appartiene a una dimensione spaziale remota, a un tempo alternativo, a un buco nero in cui la vita si consuma in solitudine dietro finestre sbarrate da un «sole nucleare» e in cui tutto ciò che è umano viene disertato e disabitato. Al pari delle unborn cities di Caemmerer, la città di Funetta è un non-luogo che nasce già morto e può esistere soltanto come «un’idea schizofrenica di prigione».funetta

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